La Cannabis terapeutica nel trattamento del dolore: definizione ed obiettivi di un “Care” sconosciuto in Italia

La terapia del dolore è uno dei primi campi di utilizzo della cannabis terapeutica. 
La scoperta recente del Sistema Endo Cannabinoide Umano, spiega scientificamente come i principi attivi, presenti nell’inflorescenza femminile della cannabis, sono attivi nel ripristinare la normale fisiologia del nostro organismo. 
La presenza di specifici recettori per i cannabinoidi lungo le vie del dolore, presenti nel nostro sistema nervoso centrale e periferico, ci fornisce una prima spiegazione del meccanismo antalgico della cannabis. Ma è solo l’inizio: molto ancora dobbiamo scoprire, perché i cannabinoidi interagiscono anche con altri recettori, che sappiamo essere attivi nella trasmissione e nella inibizione del dolore.

Maggior attenzione va rivolta al dolore neuropatico, e al dolore da spasmofilia relativi a lesioni del midollo spinale. Nella genesi di questo dolore svolgono un ruolo fondamentale le cellule immunitarie della microglia, che sono sensibili al THC e al CBD. Altro ruolo è svolto dai recettori CB1 che sono presenti sui neuroni eccitatori ed inibitori, il cui bilanciamento verso la produzione di GABA, riduce i fenomeni di implementazione del dolore.
La cannabis svolge un’azione neuro-cognitiva e antidolorifica di primaria importanza in chi soffre di dolore cronico. Lenisce il dolore, riduce l’ansia, cura l’insonnia, aumenta l’appetito, modera la depressione, incrementa l’ energia psico-fisica, riduce la stanchezza.
Molto ancora dobbiamo scoprire. Ogni soggetto risponde a dosaggi differenti: non esiste un dosaggio per Kg di peso, ma la giusta dose va ricercata nella persona, accompagnandola nel percorso terapeutico; standole vicino, dandole il supporto necessario attraverso un’équipe medica che si avvale anche della specifica figura del “Cannabis Nurse”.

Cannabis Nurse

Il Cannabis Nurse è un professionista sanitario (infermiere), specializzato nella conoscenza delle varietà di cannabis prescrivibii in Italia e per uso medico, come ad esempio: Bedrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedica, Bedrolite, FM2, FM1, Pedanios 22, Pedanios 1/12, Pedanios 8/8. 

Questo professionista, appartenente ad associazioni di categoria, come l’ American Cannabis Nurses Association”, ha come obiettivi quelli inerenti “Advocacy” dei propri assistiti, ciò implica il poter guidare, come una sorta di “coach”, il proprio paziente attraverso i dati corretti e scorretti inerenti l’uso di questa pianta, implementando le pratiche di “self-care” relative alla sua autogestione a domicilio o in ambito ospedaliero, sempre attraverso un attento monitoraggio clinico. 

Questa figura è molto utile altrsì in ambito clinico, quando si parla di “trattamento antalgico”, basti pensare che, per esempio, esistono ancora determinanti tipi di dolore non ancora “trattati efficacemente”, come ad esempio il “Breakthrough Pain”.

Ad oggi, addirittura, non esiste una definizione di Breakthrough Pain, o dolore episodico intenso (DEI) universalmente condivisa, anche se la sua peculiarità rimane quella di essere un dolore caratterizzato da precisi criteri temporali, da una elevata intensità alla sua insorgenza e da una breve durata, con conseguente prostrazione e intensa sofferenza, in quanto si somma agli effetti negativi della sintomatologia dolorosa cronica di base.

Il DEI è un’esacerbazione transitoria del dolore, sia spontanea sia indotta da un fattore scatenante, in pazienti con dolore di base di intensità relativamente accettabile, esso causa disagio psicologico, influenza l’umore, l’attività lavorativa, le relazioni sociali, il sonno-riposo e la qualità della vita in generale.

epidemiologia

Dal punto di vista epidemiologico, si manifesta con dati di prevalenza variabili: nel dolore oncologico è stimato dal 30 al 95% e in quello non oncologico intorno dal 63-90% (4,5). Questa variabilità di stime sembra essere correlata alla differente tipologia di setting studiato, fasi della malattia e tipologie di metodologie, e definizioni utilizzate per misurare il fenomeno.

Nonostante la disponibilità di molteplici classi farmacologiche e strategie per il trattamento del dolore cronico, il DEI rimane un problema di salute ancora sottotrattato, per tale motivo è molto interessante l’approccio con la cannabis terapeutica, in quanto questa pianta lavora molto sugli aspetti fisici, ma non escludendo la parte psico-emotiva del soggetto, ossia lavorando anche sulla neuro-modulazione della secrezione serotoninergica. 

Per approfondire: Cure Complementari: preziose alleate nel trattamento del dolore

di Susanna Maggione

Per informazioni