Qualcuno ha scritto che: “il bivio è tra compiere una scelta o essere la scelta”.
La parola italiana medicina ha origine dal verbo latino mederi, ossia: meditare per curare, medicare e “prendersi cura dopo aver riflettuto”.
Tale vocabolo racchiude in sé presupposti antropologici, psicologici e sociologici imprescindibili e non violabili se si desidera praticare questa nobile arte. Ecco che, la frase iniziale, ci conduce ad una domanda: “vogliamo subire la scelta di qualcun’ altro o compiere la scelta di aderire ad una medicina etica?”.
Le origini dei principi della medicina
La medicina è basata sull’esperienza individuale del medico. Il medico greco Ippocrate, vissuto nel V secolo a.C., è ritenuto il fondatore della medicina come scienza: nelle opere a lui attribuite, si trova una descrizione della malattia come insieme ordinato di sintomi e della cura come utilizzo logico di elementi terapeutici correlati ai sintomi stessi. L’arte del medico, in origine, era la ricerca di tali sintomi e l’applicazione dei relativi rimedi. La medicina greca è una delle prime scienze che abbia applicato un metodo rigoroso, imitato in seguito da altre scienze come la matematica e la fisica.
Ippocrate fissò anche i principi etici di comportamento del medico che sono ancora validi. Tali principi sono contenuti in un testo, il giuramento d’Ippocrate, che i medici pronunciano prima di iniziare la professione. Questo giuramento è tutt’ora valido e dovrebbe essere rispettato da ogni singolo medico in procinto di fare carriera. La medicina moderna è una scienza che studia i fenomeni patologici, per fare questo si avvale di ricerche di laboratorio svolte con l’ausilio di altre scienze come la chimica, la fisica, la farmacologia, la biologia.
La biologia, in particolare, fornisce alla medicina preziose conoscenze di base. Fin dall’antichità alla medicina del corpo si affiancava la medicina dell’anima che, una volta, era competenza del filosofo. Oggi medicine dell’anima sono le terapie, basate sulla parola e affidate allo psicologo, allo psicoterapeuta e allo psicanalista che non curano le patologie della materia, ma intervengono sui meccanismi della psiche. A tale scopo la ricerca scientifica si dovrebbe basare su due fondamentali principi: il principio della causalità (si cerca la causa dei fenomeni, non lo scopo) e il principio dell’uniformità nel tempo e nello spazio.
La rigorosità del metodo scientifico risiede nel fatto che una teoria non è mai definitiva ma è suscettibile di modifiche o di sostituzioni, qualora vengano alla luce nuovi aspetti non ancora considerati.
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Etica e legislazione
La Dichiarazione di Ginevra, pensata come una moderna revisione del giuramento di Ippocrate e adottata dall’Associazione Medica Mondiale (WMA) alla Seconda Assemblea Generale del 1948, dopo i crimini medici che erano stati commessi dal Nazismo, in ambito medico, descrive globalmente in termini concisi i principi e i doveri etici della professione medica,citando, appunto gli aspetti “scientifici”inerenti la professione.
Occorre asserire, prima di tutto, che la “Dichiarazione di Ginevra” deve essere definita non come un “giuramento” bensì un “impegno” che il medico assume, per far fronte alle sue competenze con disciplina ed etica. Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Nel Preambolo si afferma che:
“il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo”.
L’Articolo 9 della Costituzione Italiana afferma che: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”, l’ Articolo 21 dichiara che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione L’Articolo 32, inoltre, afferma che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può, in nessun caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Il Trattato di Oviedo del 1997, invece, è il primo strumento giuridico internazionale obbligatorio che protegge la dignità, i diritti e le libertà dell’essere umano contro ogni abuso di progressi della biologia e della medicina.
Tale trattato parte dall’idea che l’interesse dell’essere umano deve prevalere sull’interesse della scienza o della società. Esso indica una serie di principi e di divieti concernenti la ricerca medica, il consenso della persona interessata, il diritto al rispetto della vita privata ed il diritto all’informazione, il trapianto di organi e l’organizzazione di dibattiti pubblici su queste problematiche.
Tale Convenzione vieta ogni forma di discriminazione nei confronti di una persona in base al suo patrimonio genetico e autorizza test genetici solo a fini medici, osservando rigide regole morali ed etiche. Essa permette interventi di ingegneria genetica solo per ragioni preventive, diagnostiche o 246 terapeutiche e solo quando il suo scopo non sia di modificare il patrimonio genetico di una persona. L’impiego di tecniche di assistenza medica per la procreazione non è ammessa per scegliere il sesso del nascituro, se non per evitare una grave malattia ereditaria.
La Convenzione fissa delle regole relative all’esercizio della ricerca medica prevedendo condizioni dettagliate e precise, per le persone che non hanno la capacità di dare il proprio consenso alla ricerca. Essa vieta l’uso di embrioni umani per la ricerca e quei paesi in cui la ricerca sugli embrioni in vitro è consentita devono assicurare una protezione adeguata dell’embrione. La Convenzione consacra il principio secondo cui la persona interessata deve dare il suo consenso prima di ogni intervento, salvo le situazioni di urgenza.
Un intervento su persone incapaci di dare il proprio consenso, per esempio, su un minore o su una persona sofferente di turbe mentali, non deve essere eseguito, salvo che non produca un reale e sicuro vantaggio per la sua salute. La Convenzione statuisce che ogni paziente ha il diritto di conoscere ogni informazione raccolta sulla propria condizione di salute. La Convenzione riconosce anche il diritto del paziente a non essere informato. La Convenzione vieta il prelievo di organi o di tessuti non rigenerabili su una persona non avente la capacità di prestare validamente il proprio consenso. La sola eccezione si ha, a certe condizioni, per il prelievo di tessuti rigenerabili tra fratelli e sorelle.
Popper difensore della democrazia
Parlando di diritti umani, non si possono non menzionare importanti pensatori come Karl Raimund Popper, (28 luglio 1902 – 17 settembre 1994), filosofo ed epistemologo austriaco naturalizzato britannico. Popper è anche considerato un filosofo e politico di statura considerevole, difensore della democrazia e dell’ideale di libertà, avversario di ogni forma di totalitarismo. Egli scrisse:
“Dobbiamo distinguere chiaramente tra verità e certezza. Aspiriamo alla verità, e spesso possiamo raggiungerla, anche se accade raramente, o mai, che possiamo essere del tutto certi di averla raggiunta […]. La certezza non è un obiettivo degno di essere perseguito dalla scienza, la verità lo è. Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che sono così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza.
In effetti, è dalle nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Nessuno può evitare di fare errori; la cosa grande è imparare da essi. Se lo scientismo è qualcosa, esso è la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico […]. Non si può designare nessuno dei grandi scienziati come scientista. Tutti i grandi scienziati furono critici nei confronti della scienza. Furono ben consapevoli di quanto poco noi conosciamo”.
Popper considerava un grande pericolo la passività tecnica tipica dell’addestramento scientifico, temendo che l’aumento della specializzazione, snaturasse l’arte medica. Egli considerava il confronto critico lo stimolo fondamentale della scienza. La discussione critica, diceva, è il fondamento del libero pensiero del singolo individuo: ciò significa che senza la libertà politica, la libertà di pensiero non è praticabile.
La ricerca
La libertà politica è dunque una condizione preliminare del libero uso della ragione di ogni individuo. Benjamin Rush, nel 1787, firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza USA, affermò:
“Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà piano piano e senza farsene accorgere si svilupperà una Dittatura nascosta. Il tentativo di limitare l’arte della medicina solo ad una classe di persone e la negazione di uguali privilegi alle altre “arti”, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica”.
Tali Convenzioni, Dichiarazioni e altro sono spesso state trasgredite a causa della ricerca industriale che produce farmaci, in quanto c’è di mezzo la ricerca applicata al fatturato, fatta non più dagli scienziati ma dagli esperti di marketing e business. Gli studi scientifici internazionali soffrono ormai da anni di un problema gravoso: la mancanza di finanziamenti alla ricerca di base indipendente, a favore di ricerche finalizzate alla potenziale applicazione industriale. La sponsorizzazione da parte delle industrie orienta così le scelte dei ricercatori sul tipo di ricerche e sul tipo di risultati che si vogliono ottenere; le industrie poi sponsorizzano le riviste che pubblicizzano tali risultati e i convegni in cui vengono presentati.
La capillare attività di sponsorizzazione permette alle industrie di intervenire nella definizione delle linee guida per il trattamento delle patologie con i farmaci da loro progettati e di utilizzare la classe medica e dei farmacisti per proporre a tutta la popolazione le terapie di prima scelta da loro volute. In questo circolo vizioso che ha soffocato irreversibilmente la ricerca di base, si inseriscono altri attori di grande rilievo che dovrebbero controllare l’attività delle industrie, cioè le agenzie del farmaco e della salute e le istituzioni governative che si occupano di salute.
Di fatto, le agenzie del farmaco, hanno un fatturato costituito in gran parte dalle imposte che le industrie sono costrette a pagare per commercializzare i propri farmaci e ciò causa un conflitto d’interesse intrinseco nelle agenzie stesse; le istituzioni governative sottostanno alla programmazione voluta dalle industrie e creano leggi che impongono tale programmazione, punendo come un criminale chiunque si oppone. Con la giustificazione di fare il bene per la nostra salute, in realtà limitano sempre di più la nostra libertà di scelta, sia come pazienti che come professionisti.
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