Cos’è l’omofobia
Il termine “omofobia” indica una reazione di paura irrazionale, intolleranza e odio nei riguardi di persone omosessuali. È bene notare che questa reazione di rifiuto e repulsione può manifestarsi in due forme diverse: in un caso, rivolta a se stessi, si manifesta come un timore ossessivo di scoprirsi omosessuali; nel secondo, rivolta al prossimo, sotto forma di condanna, pregiudizio e discriminazione nei confronti di persone omosessuali.
Sebbene il suffisso “-fobia” venga utilizzato solitamente in ambito clinico per indicare una paura che condiziona il soggetto che ne è afflitto e ne compromette il benessere personale, nel caso dell’omofobia il significato è ben diverso. La paura dell’omofobico, infatti, non interferisce tanto con la sua vita, quanto con quella delle persone verso cui la sua fobia si rivolge.
In particolare, l’omofobia può manifestarsi con comportamenti quali “discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all’obiezione di coscienza” (Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa).
In un’indagine condotta nel 2019 dall’Agenzia per i diritti Fondamentali (FRA) dell’Unione europea, il 40% dei partecipanti apertamente LGBTQ+ (ovvero coloro che hanno fatto coming out e non nascondono il proprio orientamento o la propria identità di genere) ha dichiarato di aver subito molestie, incluse aggressioni fisiche o sessuali.
Omofobia e discriminazione nella vita quotidiana
Il report della FRA evidenzia come, tuttavia, non sia soltanto il rischio di subire violenza a fare paura, ma anche – e soprattutto – quello di essere discriminati nella propria vita quotidiana o lavorativa.
Circa il 40% dei rispondenti, infatti, ha riportato di aver subito atteggiamenti discriminatori in una qualche area della propria vita: nella ricerca di un lavoro o nel corso della propria carriera, durante la ricerca di una casa, nella richiesta di servizi sanitari o sociali, all’interno di istituzioni scolastiche e universitarie o in negozi e locali quali bar, ristoranti e discoteche.
Il dato risulta ancora più allarmante tra i giovanissimi: oltre la metà dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni ha dichiarato di essere stata vittima di discriminazione a scuola o in altri contesti sociali. In molti casi, la discriminazione sfocia in veri e propri atti di bullismo (insulti verbali, aggressioni fisiche, pubblicazione di foto e messaggi offensivi sul web, hate speech e incitamento all’odio) e può provocare conseguenze gravissime sulle giovani vittime.
Bullismo e cyberbullismo omofobico
Il bullismo omofobico rappresenta un serio problema sociale in quanto, manifestandosi solitamente a scuola o in altri contesti educativi, può determinare un aumento dei casi di abbandono scolastico e di assenteismo tra gli studenti LGBTQ+, compromettendone le possibilità di accedere ad un’istruzione superiore.
Tuttavia, in molte scuole, parlare di orientamenti sessuali e identità di genere è ancora un tabù e, di conseguenza, anche attivare progetti di sensibilizzazione o prevenzione può risultare complesso.
Inoltre, il fenomeno è spesso aggravato dall’utilizzo del web (in questo caso si parla di cyberbullismo), che consente al bullo di perpetrare la propria violenza psicologica al di fuori di contesti “controllati”, a qualsiasi ora del giorno e, in molti casi, nascondendo la propria identità. Anche per questo motivo, molte vittime tendono a non denunciare le violenze subite, poiché, oltre all’imbarazzo e alla paura, a frenarle vi è anche una difficoltà oggettiva riscontrata nell’individuare (o dimostrare) l’identità del colpevole.
Così, le vittime tendono a isolarsi e ad evitare situazioni che percepiscono come minacciose – ad esempio, smettendo di andare a scuola, di frequentare corsi e attività extra-scolastici o di perseguire i propri hobby – e possono manifestare sintomi di depressione o tendenze autolesioniste. Nei casi più gravi, la sofferenza psicologica può portare anche al suicidio: si stima, infatti, che circa il 30% di tutti i suicidi adolescenziali sia legato a fenomeni di discriminazione e bullismo omofobico più o meno diretti.
Per approfondire
Il tema del bullismo a sfondo omofobo è approfondito nel corso online Bullismo e Cyberbullismo – Quando la Violenza Incontra l’omofobia, tenuto dalla Dott. Roberta Giusto, Psicologa e Operatrice LILT.
Il corso affronta, in modo specifico, il tema del bullismo e cyberbullismo omofobico, individuando le modalità, le motivazioni, i contesti e i soggetti coinvolti in questi avvenimenti prevaricatori. Il tema dell’omofobia è approfondito partendo da un’analisi delle sue cause e delle sue possibili conseguenze: una violenza omofobica caratterizzata da aggressività e frustrazione che trova le radici nell’analfabetismo emotivo.
Poiché l’ambiente scolastico rappresenta un contesto fortemente a rischio per lo sviluppo di tali fenomeni, una parte del corso è dedicata a come prevenire il bullismo scolastico e come intervenire affinché insegnanti e genitori divengano partecipanti attivi in questo percorso.
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